2022 – Crediamo ai tuoi occhi – sezione autoedizione

ALESSANDRO MAZZOLA
Today is all my tomorrows

“Come immagini possa essere il tuo futuro?” “Come immaginavi sarebbe potuto essere il tuo futuro?” Ho rivolto questi due interrogativi a due generazioni differenti e ho raccolto le risposte attraverso delle lettere cartacee che mi sono fatto recapitare. Un immaginario confronto dove le frasi insieme alle fotografie, creano un confronto tra le due generazioni. Questo progetto vuole essere un monito per costruire ciò che desideriamo nel nostro futuro, perché è dall’oggi che passano le infinite possibilità del domani.

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ANGELA MARIA ANTUONO
I 36

Anni fa l’autrice affermò: “Vorrei seppellire in casa un migliaio di negativi che qualcuno un domani potrà rinvenire”. Da quel tesoro lei ha dissepolto 36 immagini, quante ne contiene una pellicola da 35 mm. L’autrice riesce con le sue immagini a proiettare magicamente il reale in una dimensione onirica e dentro questo incantesimo si muovono i suoi personaggi.
La copertina di ogni libro è lo specchio del suo contenuto. “I 36” riflettono il mondo dell’autrice, popolato dell’essere umano colto nel proprio quotidiano.

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LUIGI CIPRIANO
Oltre

Il 9 marzo 2020, a seguito dell’epidemia globale da Covid-19, l’Italia decretava il lockdown della nazione. In assenza di cure, l’unico modo conosciuto per difendersi dalla pandemia era quello del distanziamento sociale. Abbiamo cominciato a vivere tra le nostre mura domestiche e gli unici motivi per uscire di casa erano legati ai bisogni primari o al lavoro. Un giorno in TV incominciarono a scorrere immagini di persone che si affacciavano ai balconi a cantare qualche verso per sentirsi vive. È stato allora che una parola ha iniziato ad echeggiare nella mia mente, era: OLTRE. OLTRE era il pensiero “sempre sbarrato”, perché non si poteva evadere da questa oppressione contingente. Le foto di questo libro cercano di visualizzare le sensazioni che sono state provate, indirizzandole verso la dimensione onirica.

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COLLETTIVO 42
La colpa

Da quel piccolo fastidio che non ci lascia gustare la seconda porzione di dolce, al pensiero che la notte non ci consente di riprendere il sonno e ci fa rigirare nel letto, tutti nel corso della nostra vita ne abbiamo fatto esperienza. La consapevolezza, la presa di coscienza senza accettazione, genera il rimorso, la colpa.

Da campanello di allarme, essa può diventare il parassita che, annidato nel cuore, toglie ogni sapore alla vita, spegne ogni colore, ogni gioia e ci ripete costantemente quanto siamo sbagliati. Quanto in realtà il senso di colpa è un alibi?

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STEFANO GIUSTINI
Ora che è notte

“Ora che è notte” è un lavoro intimo e personale, realizzato tra il 2018 ed il 2021. L’intento è quello di accompagnare il lettore dentro l’atmosfera rarefatta della notte, in cui anime erranti sono alla ricerca di qualcuno o qualcosa che le salvi, o che possa cambiare loro la vita, inseguendo il sogno di un incontro o vivendo un incontro fatto in sogno. La notte è anche uno spazio emotivo, privato, un luogo dell’anima, metafora del nostro buio interiore, come uno spazio irreale di sogni inconfessabili, e in questo lavoro onirico c’è la volontà di restituirne il sapore, l’odore, la viscosità dell’assenza di luce che avvolge e che spinge a cercare fuori.

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ROBERTO LAURENTI
Isca Alisia

Un cammino nella storia in un fitto bosco misterioso, un luogo incredibile nel quale sono padroni l’acqua (isca) e la roccia (alisia) che insieme al resto della natura hanno dato vita a forme meravigliose. Un viaggio in un territorio pieno di segni e simboli che nasconde nella vegetazione manufatti arcani meravigliosi nel loro antico silenzio. Il bosco è pieno di rocce sacre scolpite nella forma di altari rupestri, sassi votivi, ognuno con una propria, antica segreta funzione. Passeggiando tra queste forme misteriose immerse nella natura, mi domando come vivesse il popolo celtico nei tempi antichi. Forse un via vai silenzioso di sacerdoti, profeti… ognuno intento a scegliersi la pietra arcana più adatta per divinare secondo la propria regola.

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FABIO MIGNANELLI
Inclusioni

Per dire dei rifugiati, degli uomini, delle donne senza patria, ho scelto di usare il linguaggio fotografico. Per raccontare le guerre dimenticate, e la faccia nascosta di quelle propagandate, ho lasciato spazio ai racconti crudi dei sopravvissuti. Davanti a me avevo cinque racconti, cinque storie completamente diverse ma tutte con lo stesso comune denominatore: lo sradicamento, l’esilio e l’abbandono della propria terra natia per una vita altrove. I “progetti d’inclusione”, nonostante il grande lavoro, raramente arrivano al traguardo. Le varianti sono molte di differente natura, ma per farcela non bisogna mollare.

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ALBERTINA VAGO
ABCD

Il lavoro racconta della situazione del figlio Andrea che, a seguito di un brutto incidente, soffre di afasia. Questa è una malattia silenziosa in ogni senso e porta all’oblio della parola. Le foto ci parlano di silenzi, attese e lavoro per riconquistare una condizione che a tutti sembra normalissima, la possibilità di comunicare. L’afasia porta a un indolente isolamento da parte di chi ne soffre e le fotografie lo mostrano bene, con amore e forza, la stessa forza che ha permesso ad Andrea di compiere grandi passi in avanti.

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