Autori

Marco Castelli 

A Micro Odyssey 

castelliLa maggior parte delle fotografie di microbi e batteri ha un carattere scientifico, atto a rivelare e sottolineare le straordinarie geometrie che questi sono in grado di costituire. Questa volta, però, l’interesse non è quello di mostrare l’invisibile ad occhio nudo, bensì di usare le forme naturali delle colonie batteriche e proiettarle in un’altra dimensione, ingigantendole, ribaltando ogni logica e rapporto fra grande e piccolo, caricando così i pianeti, l’universo e l’opera tutta di valori simbolici, conferendo loro fascino e mistero, rendendole immagini sublimi ed a tratti ironiche, che nel loro essere tali, e nel loro rapporto con la scienza, richiamano nei temi, nello spirito e nella filosofia molta della produzione artistica a partire dal secolo scorso.


Roberta De Luca

Ambrotipia

delucaLa riscoperta di tecniche fotografiche antiche non viene solo dal gusto vintage, ma soprattutto dalla volontà di attivare nuovi approcci rappresentativi e interpretativi della realtà. L’antico viene rinnovato in soluzioni post-moderne e porta il presente indietro nel tempo. Si tratta di una contaminazione temporale.

Alla base del processo c’è il collodio umido: una piastra giallastra ricavata dal fulmicotone (nitrato di cellulosa) è sciolto in acqua. Viene stesa sulla lastra di vetro una sottile pellicola con l’aggiunta di bromuro e ioduro di potassio. Per rendere la lastra fotosensibile la si immerge nell’argento nitrato. Ancora bagnata va sistemata in uno chassis a tenuta di luce. Dopo l’esposizione (da 3 a 30 secondi) si procede allo sviluppo con soluzione di ferro solfato e acido acetico glaciale. Per il fissaggio si usa il sodio o l’ammonio tiosolfato. Un successivo strato di verniciatura garantisce la durata nel tempo della fotografia. Per avere il positivo si dipinge il retro di nero.


Nicolò Panzieri

Sătŭra

panzeriQuesta serie di immagini nasce dalla volontà di riflettere sul tema ambientale e su come l’industria, nel corso dei secoli, abbia impattato sul suo normale decorso. Scandagliando la zona del Nord e Centro Italia ho visitato i luoghi che sono stati oggetto di contaminazioni chimiche. L’inquinamento, com’è ben noto, può interessare l’aria, l’acqua oppure il suolo, per cuil’operazione fotografica è consistita nel prelevare immagini di questi elementi con una macchina Polaroid, sviluppandole poi nell’elemento contaminato. L’aria, il suolo e l’acqua hanno proprietà molto diverse tra loro, ma tutte hanno inciso sullo sviluppo delle immagini, che sono quindi state fortemente manipolate.


Chinzia Cucini

Industrial Pantone

cuciniIl progetto si propone di rivisitare l’idea di Pantone in maniera ironica e riflessiva. Le immagini di diverse industrie vengono proposte utilizzando diverse gradazioni di colore, in primo luogo per comunicare i diversi tipi di contaminazione da parte delle industrie a seconda della produzione, in secondo luogo per mettere in evidenza il ruolo della scelta umana, partendo dal presupposto che si tratti comunque di una tipologia di inquinamento ambientale. Si tratta infatti di colori irreali che operano sul territorio una contaminazione di grande impatto, non solo visivo. Assieme al Pantone sono presenti delle figurine tramite di concretizzazione della scelta attuata dall’osservatore.


Francesca Macis

Nutri.ti – Storie di Principesse Contemporanee

macisE’ un progetto che nasce contaminato, tratta delle contaminazioni e vuole, a sua volta, contaminare. Ha origine dall’incontro di due diversi campi artistici: letteratura e fotografia. L’immagine prende spunto dalle parole delle fiabe. Tratta delle alterazioni che nascono da quelle parole e arrivano all’identità femminile, alterandola e mutandola, attraverso un lento contagio tra figura irreale/immaginaria e figura reale. Lo scopo dell’opera è di offrire una nuova prospettiva per riflettere.Le principesse protagoniste delle fiabe mi hanno da sempre affascinato e accompagnato sin dall’infanzia: sono modelli di comportamento e di bellezza che divengono canoni da seguire e riempiono i sogni delle bambine e delle donne che esse saranno. Le principesse devono essere gentili, disponibili, graziose, eleganti, delicate, e tanto altro, ma soprattutto bellissime.  Questo è ciò cui le donne devono aspirare: essere principesse. Ogni principessa, nella sua storia, ha un elemento caratteristico, che, in qualche modo, può essere visto come un’imposizione alla femminilità. Un qualcosa di cui la Donna si deve “nutrire” per essere considerata tale. Ecco allora che l’azione si svolge davanti a un tavolo apparecchiato con oggetti simbolo del sacrificio che serve per essere belle e per sempre principesse.


Egi Daci

Ritratti simmetrici

daciHo cercato di ideare un progetto nel quale, attraverso un Gioco Ottico, si rivalutasse il concetto di “Ovvio”, portando l’osservatore a mettere in discussione il modo in cui analizza la realtà. La fedeltà dello schema geometrico, comune a tutti i ritratti, contrasta con la scelta di soggetti che attraessero per la loro differente originalità e individualità. Sono ritratti bugiardi e ambigui, che imbrogliano chi pensa di averli colti a un primo impatto, ma che allo stesso tempo rivelano la loro natura menzognera, mostrando proporzioni troppo simmetriche e perfette per essere una rappresentazione autentica.


Giorgio Zompi

Pane quotidiano

zompiPer la realizzazione di questo lavoro ho pensato alla contaminazione ideologica subita nel mio percorso di vita. Essendo la mia famiglia di religione cattolica, ho riflettuto come mi sia stato instillato nella mente, nei primi 15/16 anni di vita, il concetto di fede. La contaminazione cui faccio riferimento non è fatta solo di catechismo e letture sacre, è stata per me una contaminazione fisica e visiva: crocefissi, santini, bibbie, rosari, statuine varie, santini, santini e ancora santini infilati nello zaino o nel portafoglio dalla nonna, accompagnati dalla tipica frase “ …e che la madonna ti accompagni ” (non è solo una leggenda, al sud, dove sono nato, le nonne lo dicono davvero e ripetutamente). Effettivamente per un po’ mi sono sentito osservato e in soggezione… Il lavoro vuole rappresentare ciò che resta di questa contaminazione nel mio vivere quotidiano. Per questo mi sono appoggiato alle immagini sacre e le ho riprodotte in maniera leggera e un po’ ironica, immortalando qualche frame delle mie giornate. Con gli anni la mia idea di fede si è in un certo senso stravolta e queste immagini vogliono essere una ricerca sul mio credo religioso. Che cosa è rimasto da allora? In realtà una vera risposta ancora non ce l’ho….


Giuseppe Conti

Abito

contiE’ un progetto fotografico sulla città di Bologna, che si propone di mettere in luce i diversi aspetti di vita quotidiana della metropoli italiana. Attraverso la contaminazione di due stili, quali la fotografia ed il design, diventa il “Manifesto” di una città piena di vita: si vanno ad affiancare, sotto forma di dittico, il cambiamento architettonico e le persone che lo vivono. Il cambiamento riscrive continuamente la topografia urbana, contaminando quest’ultima con linee diverse e sempre più moderne, che si innalzano e sovrastano i panorami. All’interno di questa realtà ci sono gli abitanti, con la loro varietà di forme lavorative, etnia, gradi sociali e culturali. Abito non è solo una semplice catalogazione di stili di vita, ma si propone di impressionare i momenti della vita di una città di tutti i giorni, per riflettere su come la città, con i suoi ampi spazi, riesca a contaminare e mescolare le abitudini, gli usi e i costumi della società moderna.


Francesco Di Giovanni

I invade, You invade

digiovanniEsiste l’ambizione nella nostra società? È possibile che l’essere umano ricerchi la sua salvezza fisica, morale ed economica in altri luoghi nel mondo? Quanto influiscono i media sull’ambizione della nostra società? Sono forse, solo strumento di consumo? Siamo ormai bombardati quotidianamente da falsi pregiudizi che permeando le nostre menti, innescano paura e disagio. Le molteplici interviste in TV parlano chiaro: ”Vengono per levarci il lavoro!” o ”fermiamo l’invasione; prima il lavoro ai nostri cittadini!”. Questo dato sembra essere affermato dalle migliaia di persone intervistate, magari presso le vie più chic dei grandi centri urbani o all’interno di numerosi centri commerciali, in compagnia delle immancabili buste colorate e piene, già a Novembre, dei regali natalizi. Noi tutti oggi viviamo sicuramente in un’epoca diversa da quelle passate, ma l’ambizione a qualcosa ”di più”, è una prerogativa perenne e assoluta dell’essere umano. Il mio progetto fotografico pone le basi per far scaturire spunti di riflessione, nasce da una conversazione avuta con Muhamed, che si chiedeva come mai in Italia ci sono feste locali, religiose, nazionali, private, di qualsiasi tipo ed entità, ma nello stesso tempo la gente si lamenta della crisi, della mancanza di lavoro e della difficoltà di vivere sereni. Inoltre i centri commerciali, dove ho realizzato le foto, sono sempre pieni di persone munite di carrelli zeppi di oggetti. Il progetto utilizza simboli immediati e icone (il palloncino, la borsa da lavoro, l’antenna e le buste shopper in carta colorata) per spingere alla riflessione. Le difformità, le congruenze e le proporzioni dei personaggi, dei luoghi, degli abiti e delle posture offrono differenti chiavi di lettura.