Accademia di Belle Arti di Lecce

di Michela Fabbrocino e Giuseppe Bolognini
A rappresentare il corso di fotografia dell’Accademia di Belle Arti di Lecce vi sono differenti visioni legate al macro tema del viaggio. Daisy mette in scena la convergenza tra icone in un anacronismo applicato a immagini di forte influenza rinascimentale combinate con oggetti contemporanei, rappresentate in un duello estetico ed espressivo tra presente e passato. Chiara si indaga sul delicato periodo di transizione che vede una giovane fanciulla divenire donna, un viaggio introspettivo in continuo conflitto con il proprio corpo, anche Federica racconta in immagini libere, spontanee e intime il dialogo con sé stessa. L’introspezione si delinea inoltre nello sguardo di Alessia che affronta una presenza/assenza in un anno, il 2020, in cui è la stessa quotidianità che nega il viaggio. Un’esperienza estrema che ci spinge a vivere entro i limiti, a vagliarli e ad accettarli. Emanuela ricerca nel viaggio la reale condizione dell’essere umano: errante per nascita. La visione di Giada si concretizza nella durezza di un canile, la cui idea di viaggio si trasforma nell’evasione degli animali dalla propria reclusione. Francesco invece racconta, attraverso interventi di glitch art, un viaggio confidenziale, legato al proprio territorio, quello pugliese. Per Samanta l’assenza presente, la nuova mancanza che disegna e segna, vuol dire osservare il vuoto mentre viaggia fra le sue nuove forme e muta le vene di un corpo vegetale in una rinnovata bellezza. Un cambio di rotta è visibile nei progetti di Cosimo e di Dafne, che affrontano il tema del viaggio in maniera tangibile. Il primo infatti fotografa Mady Sakho che dal Senegal intraprende il lungo percorso verso l’Italia. Dafne invece, prova ad immergerci in una trasposizione fotografica dei luoghi comuni legati alla figura del turista e alla società contemporanea. Gli scatti, infatti, raccontano in chiave dissacrante e ironica la vacanza di un’anziana signora. Meta del progetto è quella di esaminare minuziosamente lo stereotipo del forestiero, i suoi gesti e le sue manie.
Istituto Italiano di Fotografia

di Gigliola Foschi
Viaggiare significa compiere un percorso, confrontarsi con lo sconosciuto che è fuori e dentro di noi, esplorare la realtà ma anche mettere in gioco la nostra immaginazione, le nostre emozioni. Per il tema “In viaggio. Tragitti del corpo, percorsi della mente” gli studenti che ho seguito come responsabile della mostra hanno compiuto un viaggio nelle libertà espressive oggi offerte dal mezzo fotografico, avendo come obbiettivo quello di raccontare e mettere in luce riflessioni e tematiche che li toccano da vicino in modo profondo.
Ayoub Medhoun con Nei tuoi panni – a partire da un intervento di stage photography – crea un’opera metaforica in cui emerge una riflessione profonda: all’immigrato, allo straniero viene chiesto di integrarsi nella società che lo accoglie, ma questa richiesta sottende un problema non semplice: come fare a integrarsi senza essere costretti a “mettersi nei panni degli altri” che gli vengono proposti e riuscire a non perdere la propria identità culturale?
Drammatico e al contempo poetico è il dittico di Zain Ul Abidin dedicato a Zohra, bambina-schiava in Pakistan. Sognava di essere libera e di poter immaginare il mondo aprendo la gabbia dove erano rinchiusi dei pappagallini, invece troverà la morte: ora la gabbia è aperta e vuota, priva di vita, di sogni. Chi sogna a occhi aperti è invece Ylenia Bonacina: con la pandemia nel 2020 non ha potuto più compiere i suoi amati viaggi, quindi ha scelto di rievocarli con la fantasia sovrapponendo immagini-ricordo scattate negli anni: così, ad esempio, una spiaggia della Cina si unisce alle montagne del Trentino fino a creare un nuovo panorama immaginifico. Il periodo del lockdown, per Sara Peccianti (LaSullivan), si è trasformato nel bisogno di riscoprire il valore del nostro rapporto con la natura. Ed ecco quindi nascere il suo progetto Simbiosi in cui il verde delle piante sembra penetrare dentro di lei, nella sua stessa pelle, quasi volesse accoglierla nelle sue braccia erboree e protettive. Un legame con la natura emerge anche nel lavoro di Marco Sepe, dove sono invece i fiori a creare un intreccio con i corpi.
Grazie all’uso del collage fotografico Francesca Binda ci accompagna nei suoi Viaggi meditativi, dove nella realtà, guidati da un maestro di meditazione, s’immaginano scenari diversi da quelli reali e si compie un viaggio mentale tra sogno e realtà. «Immagina la tua testa come una montagna, i pensieri come le nuvole. La testa, la montagna restano ferme, i pensieri, le nuvole passano e se ne vanno» – dice il maestro, e Francesca trasforma in un’immagine quasi evanescente questo suo viaggio per liberarsi dai turbamenti e dai pensieri ossessivi che invadono la quotidianità.
Per liberarsi dal torpore della vita quotidiana Alice Jankovic sceglie una via diversa: quella di errare tra i boschi mettendo in gioco tutti i sensi e liberando le sue emozioni fino a sentirsi parte della natura, a respirare assieme alla foresta. Il risultato è un lavoro evocativo e silenzioso, basato su una narrazione un po’ misteriosa che si dipana nel tempo, composta da piccoli accadimenti, sensazioni, ritrovamenti, emozioni… Ugualmente introspettivo è il viaggio di Noemi Boccasile verso le sue radici, nella “sua” Puglia, per risentire il rumore del mare e il contatto con la pietra degli scogli.
Con il trittico perturbante Corpi legati, menti altrove, Cristina Beltrami affronta il tema della dipendenza affettiva come un viaggio interiore che può degenerare in un legame negativo (simbolizzato da due mani legate da fili rossi) oppure aprirsi a qualcosa di positivo (due mani con fili celesti). “Tragitti del corpo, percorsi della mente” si è così tramutato, per gli studenti dell’IIF, in un intenso viaggio dentro se stessi e dentro i molteplici linguaggi della fotografia.
LABA (Libera Accademia di Belle Arti) di Brescia

di Virgilio Fidanza
Ritorniamo felicemente a Bibbiena dopo una pausa accresciuta da un viaggio doloroso, che ha portato con sé il di-svelamento di molte menzogne, che rendono inautentico il nostro viaggio verso la morte. Quali menzogne? Per ragioni di spazio ne citerò una: la verità scientifica. Ovvero lo strumento più certo che abbiamo. Non uso volutamente il condizionale per rimarcare il nostro credo cieco nei suoi confronti. Per chi scrive, questa verità, in quanto prodotto dell’uomo, è pari ad ogni altro suo prodotto, che sia l’alchimia, l’astrologia, l’antropologia o l’interpretazione dei sogni.
Certo, siamo bene abituati ad accettare opinioni differenti su chi vincerà il Tour de France, ma possiamo affermare ciò per quanto riguarda la scienza? Eppure quante opinioni, seppure sacrosantamente umane, abbiamo sentito provenire dal mondo scientifico!? Ce ne siamo accorti durante il viaggio di questo anno e mezzo?
I lavori proposti in questa edizione dai nostri studenti riverberano sicuramente, seppure con sfumature differenti, luci e ombre del loro viaggio esistenziale fatto di isolamento, angoscia e presa di coscienza della finitezza. Le immagini divengono allora, come per i primitivi, una linea di fuga, un viaggio di allontanamento da un reale che non si dà mai oggettivato; esse, le immagini qui presentate, portano con loro intrecci tra amore e morte, tra uomo e natura, tra corpo e paesaggio, tra viaggio e risveglio, tra sacro e profano, tra sé e sé.
Un tra sé e sé, che seppure appaia come essere la vicinanza più prossima, resta la distanza maggiore da colmare nel nostro viaggio.
Un sincero ringraziamento, da parte di Laba di Brescia, dal Dipartimento di Fotografia e dei suoi studenti, a tutto lo staff del Centro Italiano della Fotografia d’Autore di Bibbiena, per la passione, la competenza e l’impegno che sapete offrire.
Accademia di Belle Arti di Napoli

di Aniello Barone
“L’andare da un luogo ad altro luogo, per lo più distante, per diporto o per necessità, con un mezzo di trasporto privato o pubblico”, così la Treccani definisce il viaggio. Sappiamo però che i viaggi non sono sempre fisici, ma anche astratti: viaggi nello spazio, viaggi nel tempo, viaggi interiori. Con questi presupposti, gli studenti dell’Accademia di Belle Arti di Napoli hanno realizzato lavori che ripercorrono tappe della loro storia, tappe della loro emozione e dei loro viaggi e percorsi, catturando i momenti per loro più importanti e significativi. Attraverso le loro stesse parole, desidero lasciarvi il piacere di avvicinarvi e conoscere questi studenti e i loro progetti che veicoleranno questo particolare percorso di viaggio.
Lorenzo Alaia
LABA (Libera Accademia di Belle Arti) di Firenze

di Massimo Agus
Avendo alle spalle quasi due anni di pandemia e di assenza quasi totale di spostamenti, viaggi, incontri, il tema del viaggio della Biennale di questa edizione appare quasi come una chimera, se non piuttosto una scommessa o una provocazione. Nella sua essenza il viaggio è movimento, spostamento nello spazio e nel tempo di persone, oggetti, esperienze. Ma nei mesi trascorsi chiusi in casa, il ciclo di movimento, lento o frenetico, ad un certo punto si è fermato e ha dato il via a un tempo immobile in cui il muoversi è stato diretto più verso sé stessi, verso una consapevolezza ed esperienza interiore o nel proprio immaginario.
I giovani fotografi allievi del corso accademico della LABA, accogliendo la sfida di questa tematica, in gran parte hanno virato verso una concezione del viaggio metaforica, come viaggio interiore, concettuale, immaginato.
Tra i progetti presentati, uno solo, scattato prima della pandemia, racconta un viaggio nello spazio geografico: è il lavoro Sled Dogs di Francesco Andreoli che nel 2019 ha indagato il perenne movimento dei camionisti che trasportano le merci da una parte all’altra sulle autostrade dell’Europa.
In altri progetti presentati viene affrontata una riflessione sul viaggio dell’esistenza umana, che, nel tempo della vita, dalla nascita ci porta inesorabilmente verso la vecchiaia e verso la perdita delle nostre energie fisiche e mentali.
Rosalba Panacciulli in Prima di te racconta l’arrivo sulla terra dei bambini prematuri, che come piccoli astronauti entrano nel mondo accompagnati dalle più avanzate tecnologie di sopravvivenza.
Camilla Miliani con Spegni la luce invece ci accompagna con delicatezza verso la fine del viaggio chiamato vita: l’attesa pacata, silenziosa degli ultimi attimi, con un invito a non avere paura del conclusivo viaggio nel silenzio.
Ma il viaggio della nostra vita umana è anche costellato di incontri, relazioni, che creano nodi e isole di sosta e di dolcezza durante il percorso. Melany Rovai con Legătură ci conduce all’interno di un complesso legame tra sorelle, in un viaggio nei nodi indissolubili dei rapporti e dei corpi che uniscono gli essere umani nella condivisione del loro percorso.
Gli altri progetti si sono indirizzati verso la visualizzazione di viaggi interiori, onirici, metaforici, immaginari, che i giovani fotografi selezionati hanno affrontato durante il periodo della pandemia, trovando in essi alternative al movimento fisico e al percorso nel tempo e nello spazio, scavando all’interno di una propria visione interiore e percettiva.
Desirée Di Giorgio in I don’t speak human mette in relazione la figura umana con gli elementi naturali, in un viaggio alla ricerca di un’unione utopica con la natura, con la sua evoluzione e la sua libertà.
Davide Piro nel suo progetto Kairos, intraprende un viaggio al di là del tempo presente nei ricordi della sua infanzia, immaginati nuovamente in un bianco e nero etereo ed onirico.
Camilla Poli con Fluctuat Nec Mergitur si incammina in un percorso interiore alla ricerca di un equilibrio e di una più profonda consapevolezza di sé, forse raggiungibile solo tramite la leggerezza e la vulnerabilità di una galleggiante barchetta di carta.
Il cammino termina con il lavoro di Clara Janz, Mission sur Mars 2056, che ci porta con l’immaginazione in un viaggio distopico su un pianeta lontano che diventa lo spazio contenitore delle paure e delle incertezze che tutti nutriamo verso il futuro che ci attende.