8^ Biennale Giovani Fotografi Italiani: Scuole 2023

ACCADEMIA DI BELLE ARTI DI BARI
di Michela Fabbrocino
Mariaelena Morelli

Sono lieta e onorata di presentare i talentuosi autori che hanno abbracciato con passione e dedizione il tema proposto per la Biennale di quest’anno, regalandoci dei progetti straordinariamente interessanti. Micol Maraglino guida la sua generazione in un percorso di riflessione sul presente incerto e le paure per il futuro, mettendo in luce la crisi del mondo e l‘urgenza di trovare un senso nell’esistenza. Adriana Colucci ci invita a un viaggio senza fine nella sua ricerca personale, esplorando la visione del mondo e della realtà che la circonda. Andrea Galante si ispira a “La Finestra sul Cortile” di Alfred Hitchcock per creare un progetto documentaristico che esplora le mura di un palazzo e la loro inquietante simmetria. Antonio Lodedo ci offre un’esperienza eterogenea con il suo progetto “Meltin Pot”, combinando stili diversi e ricordi personali costruisce la propria visione. Aurora Lorusso ci invita a esplorare il potere della memoria focalizzandosi sulla figura di sua nonna Lucia. Cecilia Guario ed Ermes Signorile discutono sull’ambivalente natura dell’apparenza, che funge da barriera tra noi stessi e la nostra essenza, ma allo stesso tempo può rappresentare una forma di libertà e protezione, anche se ci inganna. La sfida consiste nel superare questa barriera per raggiungere una connessione profonda con la nostra anima. Cinzia Pistillo ci porta in viaggio attraverso il progetto “Cupa Appartenenza”, esplorando il concetto di appartenenza e al contempo la sensazione di sentirsi “in mezzo al nulla”. Dumitriţa Răzlog ci regala un pezzo della sua esperienza Erasmus in Italia che ha visto la nascita di un’amicizia speciale condivisa con la sua coinquilina, la signora Silvana. Giorgia Esposito esplora l’affinità tra il soggetto e il mondo circostante, invitandoci a riflettere sull’importanza delle connessioni autentiche e dell’espressione del nostro vero io.  Guido Cauli ci guida in un percorso di introspezione e riflessione con il progetto “Iperconnessione”, esplorando le concatenazioni che ci uniscono e il prezzo delle nostre scelte. Lucrezia Delle Foglie ci racconta una storia di adozione che va oltre le barriere culturali e generazionali, invitandoci a riflettere sul significato di appartenenza e di identità. Mariaelena Morelli ci permette di rivivere l’astrazione delle emozioni, con un lavoro sulla memoria e sulla bellezza dei momenti passati.


ACCADEMIA DI BELLE ARTI DI LECCE
di Serena Leone
Claudia Marangio

L’Accademia di Belle Arti di Lecce, partecipa all’ottava edizione delle Biennale dei Giovani Fotografi Italiani con le opere di quattro allievi, presentati dal Professore Giuseppe Bolognini: docente di fotografia, foto e video editing. Le opere di due allieve vengono selezionate alla fine di un workshop di cianotipia presso l’Accademia, a cura del Professore Giuseppe Bolognini e di Serena Leone (cultrice della materia di tale cattedra). Il docente, che impronta la sua didattica sulla ricerca ed espressività personale dello studente, nel tema “Dentro e Fuori”, ha selezionato gli allievi che si sono distinti per l’intima visione sul tema: Claudia Marangio con “Blinding lights”, autoritratto, con forte contrasti di luci e ombre, che emergono tra i frammenti di uno specchio, dove il soggetto s’intravede facendo uscir fuori le debolezze interiori. Riccardo Sisto, con “Impressioni di vita”: che come spettatore guarda la folla in costante tumulto di vita. Erika Calogiuri, con una riproduzione di cianotipia dal titolo “Beyond”, dove il soggetto guarda attraverso una “finestra” tra le notizie e con lo sguardo riflette sul futuro… Letizia Nuzzaci, anch’essa si presenta con una riproduzione di un’opera in cianotipia dal titolo “Verità nascoste”, interpreta l’immagine che ad oggi si vuole dare di sé, dove il soggetto vuole apparire sempre sorridente nascondendosi da maschere con gradi sorrisi.


ACCADEMIA DI BELLE ARTI DI NAPOLI
di Aniello Barone
lucrezia pirani
Lucrezia Pirani

Il dentro e il fuori diventa il pretesto per raccontare la propria condizione esistenziale. Intreccio inestricabile di urgenze primarie, di mondi paralleli, di esistenze in continuo mutamento, di conquiste, di esplorazioni ma anche di fallimenti e di sconfitte: l’androginia, il viaggio, la poesia, l’essere paraplegico in una società come la nostra, sono solo alcuni esempi dell’universo-mondo che i nostri studenti ci invitano a riflettere partendo dalla loro esperienza di vita. Ed ovviamente anche il medium o dispositivo, come lo si voglia chiamare, a cui l’artista ricorre cambia di volta in volta rispetto alle proprie esigenze o limiti fisici. L’utilizzo di strumenti di ultima generazione come ad esempio gli occhiali con telecamera diventano un mezzo straordinario per esprimere i propri pensieri, le proprie idee, quando le condizioni fisiche sono compromesse. In un momento storico di fotografie, di scritture, tiepide l’intensità di questi lavori hanno un suono ricco ed articolato: il silenzio.

 


FONDAZIONE STUDIO MARANGONI
di Bärbel Reinhard

In limine

Bianca Giorgetti

Interno ed esterno sono delimitati e connessi attraverso la soglia che si pone allo stesso momento come luogo di cesura e d’incontro. Il limite diventa la zona comunicante tra due spazi, il punto di passaggio. Questi lavori dei nostri studenti del Corso Triennale di Fotografia e New Media sono frutto di una riflessione sull’interiorità e sullo sguardo verso il fuori, verso l’altro, ma anche sull’idea della soglia tra spazi personali e collettivi, tra intimità e società e l’importanza di comunicare. In “Pick me up”, Leonardo Bocci cerca, tramite un’app d’incontri, persone di qualsiasi gender, età e aspetto, per fotografarli nei loro spazi intimi. Queste immagini sono la testimonianza di uno scambio di pensieri tra sconosciuti, dove in un arco di tempo limitato il soggetto si affida ad una persona estranea, la fa entrare nella propria abitazione e si fa ritrarre, aprendosi ad uno sguardo più profondo, oltre la superficie e i filtri. “Cretto” di Gabriele Fossi indaga invece la soglia tra il dentro e il fuori attraverso un progetto sull’acqua e l’intervento umano che altera il suo equilibrio. Come elemento primordiale sottoposto fortemente ai cambiamenti climatici, la stessa acqua, di provenienza disparata, viene fotografata diventando parte integrante della componente materica dell’immagine: l’acqua, inserita nella chimica di sviluppo della pellicola polaroid, altera l’immagine, creando un nesso tra l’interno e l’esterno che ci porta a riflettere sull’impatto dell’uomo sull’ambiente e l’effetto più o meno prevedibile di questa alterazione. Nella ricerca visiva sull’identità “Something beneath” di Bianca Giorgetti, una pellicola semi-trasparente separa i vari livelli. Tra l’aspetto esteriore, la superficie del corpo che viene percepito dagli altri, e il livello sottostante, l’istinto, la spontaneità, la libertà, si instaura una correlazione. Piccole figure e parti del corpo, autoritratti in bianco e nero opacizzati, effimere e quasi astratti, si completano a vicenda con immagini di natura. La sovrapposizione degli strati, anche frammentaria, crea una percezione fluida del sopra e del sotto, ma anche del “tra” della soglia, sfalsato e mutevole, ponendoci davanti ad un immaginario nuovo, un insieme di dentro e fuori. “Non lo si può udire mai” di Aurora Montecucco riflette invece su un posto immaginario, uno spazio esteso, senza confini e senza leggi, in cui si incontrano e crescono i pensieri. È il silenzio questo spazio in cui tutto esiste, tra noi soli e con gli altri. Traducendo questo concetto in immagini cariche di calma e tensione allo stesso momento, si chiede: “E se fosse quindi nella pausa, quel ponte tra la nostra mente e il mondo esterno, che tutto prende forma?“ Raphael Schettini racconta in “21 but who’s counting” l’importanza delle relazioni affettive con famiglia e amici. Vivendo e viaggiando sempre tra due Paesi e culture, il Belgio e l’Italia, unisce un flusso di immagini scattate con il mezzo a disposizione sul momento, dalla macchina a pellicola usa e getta alla reflex, dal cellulare alla compatta, senza una organizzazione premeditata e in un diario visivo. Una tessitura molto densa di tutte le esperienze – siano positive o negative – e semplici gesti quotidiani che vengono uniti in un flusso d’immagini ci rendono partecipi. Captati in maniera spontanea, sincera e talvolta anche spietata, gli altri, anche incoscienti dell’essere soggetto, diventano lo specchio dell’autore in un insieme di immagini nei quali identificarsi.


ISTITUTO ITALIANO DI FOTOGRAFIA
di Andrea Calvaruso
Alice Re

Quando mi ritrovo ad osservare un ritratto, sia esso pittorico o fotografico, mi chiedo ripetutamente: perché siamo attratti dalla rappresentazione di altre persone? Cosa, come individui, ci spinge ad osservare l’altro? Nell’osservare qualcuno che ci è estraneo, immobile e impassibile, veniamo spinti al confronto: quella persona ed individuo, diventa sensazione ed emozione che assorbiamo e facciamo nostre. La tristezza che aleggia in uno sguardo, la felicità di un sorriso sincero, la paura che ricade su spalle ricurve, sono tutti fili che caratterizzano la trama e l’ordito del nostro essere umani, essere individui. Il confronto nasce quando riusciamo a fare nostre quelle sensazioni e ci immedesimiamo in quel che ne deriva: è in quel momento che un ritratto di uno sconosciuto, diventa uno specchio. Intravediamo attimi congelati di una sensazione che riportiamo dentro di noi, qualcosa che nonostante sia ignoto ed esterno, ci condiziona ugualmente e diventa parte del nostro essere. Questo ragionamento può essere riportato a qualsiasi soggetto o situazione: non sono solo le persone a riportarci alla mente delle sensazioni, ad aprire delle finestre sul nostro essere a volte possono farci vedere con chiarezza chi siamo, altre ci portano a mettere in dubbio quello in cui crediamo. Su queste note gli studenti dell’Istituto Italiano di Fotografia di Milano hanno strutturato dei progetti introspettivi e riflessivi, hanno scavato nel loro essere per estrarne le sensazioni più forti e tramutarle in immagini. Con le fotografie di Giovanni Borgia, diventiamo passeggeri di un treno in continuo movimento, dal suo finestrino scorgiamo attimi fuggenti del mondo che ci circonda: un susseguirsi rapido che ci rende spettatori inermi, lasciando il tempo di ritrovare noi stessi in una calma apparente. Le crepe che si formano nella vita di ognuno di noi, le difficoltà che ci affliggono e il desiderio di rinascita sono le sensazioni che riviviamo nel mondo offertoci da Benni Giammari, che con le sue immagini delicate ed estremamente potenti ci porta a riflettere su quello che stiamo affrontando e su quello che siamo in realtà. Nella quotidianità e nella sua apparente semplicità, Giorgio Garzella si sofferma sul peso degli oggetti e delle persone che li utilizzano, analizzando il rapporto che la nostra mente crea e i ricordi che formula con questo legame. Gli oggetti e i volti del suo lavoro diventano vettori di storia e di emozioni che risvegliano il nostro io più profondo. Con le fotografie di Alice Re veniamo trasportati nella sfera più profonda della ricerca di sé stessi: il ciclo di vita e morte, seguite dalla sfera della rinascita e del rinnovamento costante. Niente spaventa più dell’ignoto e provare ad approfondirlo è stata la chiave di lettura dell’autrice. Anche nelle fotografie di Stefano Frighi vediamo la fragilità e la resilienza, che ponendo l’analogia tra luoghi abbandonati e il significato di alcuni specifici fiori, ci guida verso, e attraverso, un percorso volto alla rinascita dell’individuo sul piano psicologico: le difficoltà che la vita ci pone possono essere risolte e con la forza che risiede in ognuno di noi e il legame che ci unisce uno all’altro, possono portare a risplendere nuovamente. In conclusione, le opere in mostra realizzate dagli studenti di IIF sono la riprova di quanto detto all’inizio: che tutto quello che ci circonda, dalle persone agli oggetti, ha il potere di suscitare emozioni e sensazioni fortissime, di farci riflettere e di proiettare la nostra mente in un viaggio interiore volto a conoscerci meglio, sia come individui che come esseri umani.


LABA DI FIRENZE (LIBERA ACCADEMIA DI BELLE ARTI) 
di Massimo Agus

Visioni interiori che guardano al mondo.

David Pestelli

La vicinanza, o la distanza, tra il dentro e il fuori misura e determina lo spessore e l’autenticità di un lavoro fotografico. Definisce anche il concetto che si ha della fotografia: una finestra attraverso cui conoscere il mondo o uno specchio che riflette l’interiorità dell’autore? Oppure le due cose insieme, come diceva Luigi Ghirri: “…la ricerca di quello strano e misterioso equilibrio tra il nostro interno e il mondo esterno.” (Lezioni di fotografia, 2010).

Negli ultimi anni il presente è stato occupato da un’invadente e a tratti distopica realtà che domanda uno sforzo di comprensione spesso estremamente difficile. Forse per questo diventa necessario rivolgerci all’immaginazione che, esercitata con autenticità, costituisce il veicolo per andare oltre l’opacità del quotidiano. Questa è la strada che i giovani studenti e diplomati della LABA di Firenze hanno percorso nell’affrontare la complessità del tema della Biennale. Superando il concetto duale di specchio e finestra, hanno rivolto il proprio sguardo su di sé, come terreno privilegiato da cui osservare, quasi da esterni, il mondo che si manifesta nel proprio vissuto, nel proprio corpo, nelle proprie sensazioni e percezioni.

Ognuno intraprende un viaggio nell’esperienza della propria individualità, che diventa occasione per affrontare tematiche che dal personale si allargano ad investire problematiche che coinvolgono tutti e sono momento di riflessione sulla contemporaneità. Un ventaglio ampio di stati d’animo e sentimenti: la perdita di una persona cara, le solitudini esistenziali e metropolitane, l’insicurezza e l’angoscia del vivere, il proprio corpo e la ricerca di sé, la malattia nei suoi aspetti invalidanti, il rapporto con il cibo, la morte e il tempo che passa, la capacità di amare, la memoria e la nostalgia. Come Alice hanno scoperto che lo specchio può diventare una soglia da attraversare per affrontare un mondo fatto della stoffa della propria immaginazione, del flusso delle associazioni, degli stati d’animo più intimi, dei desideri, delle paure e delle emozioni, un mondo interiore che attraverso uno sguardo specchiante si apre in un percorso di conoscenza e comprensione.

Elenco partecipanti e titolo opere:

Matilde Bessi  –  Cos’è che mi rimane
Erika Diana  –  Bound
Matilde Gusmeroli – Lo scorticato
Veronica Lai  –  L’Accabadora
Martina Macera –  Pensa se fuori piove
David pestelli  –  Outside
Adria Pietrocola  –  Materia incognita
Matteo Saglimbeni   –  725
Mattia Tramuto – A Place I Used to Call Home
Niccolò Varrella – Ab Aqua